giovedì 27 giugno 2013

programma: Inferno

Incredibile, come poteva ritrovarsi in quella situazione? La corte d'appello l'aveva spedito direttamente in quel maledetto angolo di MetaMondo, il MetaMondo virtuale, dove a vagare nella disperazione era la sua anima, mentre il suo corpo - una macchina senza motore - veniva imbustato e collocato dentro una sorta di "grande magazzino", dove tutti i residenti del programma:Inferno venivano collocati fino alla fine della pena.

Rodriguez avanzò lentamente, mentre davanti ai suoi occhi sorgeva poco alla volta un panorama angosciante: un'intera città in fiamme, interi grattacieli completamente incendiati.
E urla, tante urla.
Disumane. "Come faccio ad uscire ora? Dove posso nascondermi?" I suoi occhi cercavano una sorta di appiglio, nascondiglio, pertugio, piccoli buchi scavati nella terra.
Ancora urla. "No, io da quelle parti non ci posso andare"
- ehi, matricola- sentì in lontananza.

Lui si raggelò, ma quel sentimento durò un istante. Dopotutto si ritrovava nella rappresentazione virtuale dell'Inferno dantesco, non poteva permettersi di dialogare tranquillamente come se si trovasse in una tranquilla vacanza in New Mexico (il clima torrido doveva essere simile, anche se quelle temperature erano alte apposta).
Scappò, verso una direzione non meglio precisata.
"chi è? cosa vuole? come sono finito qui?" queste domande stavano scorrendo dentro di lui, dentro la sua testa (virtuale anche quella? era tutto così reale), anche se continuare a chiedersi il perché di quella situazione era sintomo di un malfunzionamento mentale.
Rodriguez stava impazzendo. Ancora urla disumane.
- matricola, non puoi scappare!- continuava a dire quella voce, insolitamente calma
- lasciami in pace! non mi devi seccare! cosa vuoi? come sono finito qui?-
Ora lo domandava anche agli sconosciuti. Bene, la pazzia era già cominciata.

Lui continuava a correre, facendo finta di avere una direzione ben precisa in mente, ma la voce sembrava sempre vicina, come se ogni metro da lui percorso in realtà fosse finto e lui si ritrovava sempre fermo allo stesso punto.
- Rodriguez, scappare non ti servirà a nulla. E sai bene perché sei finito direttamente qui all'Inferno, per 10 anni standard- La voce era calma, e il suo tono di voce era stranamente familiare.
I motivi...si, Rodriguez se li ricordava bene, i motivi. Furto, omicidio. Era disperato, aveva bisogno di soldi e qualcuno gli aveva proposto un lavoretto semplice di spionaggio industriale.
Andare a casa di uno dei ingegneri capo della PharmaCology, e trafugare i progetti di una nuova pillola ringiovanente.
Ancora urla disumane. Fiamme. Rodriguez cadde a terra.
- c'era qualcuno in quella casa, vero Rod?- gli chiese quella voce, ferma.
Rodriguez era assente. I motivi erano semplici: aveva ucciso, in un impeto di paura, sia l'ingegnere che la moglie. Incinta al quinto mese.

- Cosa vuoi da me?- chiese infine Rodriguez, alla voce che gli stava parlando nel buio.
- cosa voglio io? Da te?- chiese la voce, quasi divertita - io non voglio nulla, voglio solo farti compagnia. Vedi, avrai 10 lunghi anni da passare da queste parti, e devi ben ringraziare il tuo avvocato che ti ha fatto spedire in questo girone, che ti assicuro è molto più "rilassante" rispetto a quelli che ci stanno sottoterra- la voce, mentre parlava, sembrava farsi più vicina: questo voleva dire che l'uomo si stava avvicinando, anche se Rodriguez non poteva ancora vederlo.
- "rilassante" fino ad un certo punto, Rod. Sei sempre all'inferno. 10 anni passeranno in fretta, ma tu cambierai. Nel fisico e nell'animo. Sarai più...bizzarro. -

Ad un tratto comparve l'uomo a cui apparteneva quella voce ferma. Era una maschera di sangue, i suoi arti si muovevano in modo innaturale. Nonostante tutto, in quella maschera di pelle bruciata e sangue comparve un sorriso.
- ecco, come sarai alla fine di questi 10 anni. Benvenuto-
Rodriguez lo guardò impietrito. Dentro di lui un sentimento d'angoscia cresceva inesorabile.
Quell'uomo era lui. Lui fra 10 anni.
Ancora urla disumane. Le sue.