giovedì 27 dicembre 2012

scoppio virtuale

- è solo questione di fantasia aumentata, non ricordi?- disse la ragazza davanti a me, con tono tranquillo. Ramirez non ne era molto convinto, ma continuava ad avanzare verso quella strada illuminata solo da un neon artificiale a 1,2 w. Un dosaggio elettrico in uso solo nei livelli più bassi della città.
- tu non devi preoccuparti di nulla, tra un attimo capirai meglio il concetto, Ramirez-
disse, infine, tenendolo per mano solo per un momento.
- come sai il mio nome? sei un'app di supporto oppure qualcos'altro? sono stanco, ma mi sono accorto che questa non è la realtà, e quindi dov'è il mio supporto fisico? il mio corpo?-
- sei scaltro, Ramirez, e io non sono un'app. Sono qualcosa che ti appartiene, e che ti aiuta e ti guida in questo mondo vivo solo dentro un tuo innesto-
- è normale che non mi ricordi nulla?-
- fa parte della terapia,quella che ti ha prescritto il tuo medico-

Una nebbia mentale che avvolgeva il cervello di Ramirez stava cominciando a schiarirsi. Varie figure cominciando ora a delinearsi, figure con contorni definiti come fossero vettori d'entrata del Web, ma che in realtà facevano mostrare pian piano una sequenza d'avvenimenti della vita reale di Ramirez: convivente morta (era convivente, non moglie secondo i dettami della Vecchia Cristianità), una figlia sparita dentro il mondo dell'oloVisione pubblica, quella che serviva i canali ufficiali che i vari Scrubby nelle case trasmettevano di default.
Una convivente morta. Ramirez non si ricordava il nome, ma provava ugualmente una fitta al cuore quando vedeva il volto all'interno della tomba criogenica.

- questa fantasia virtuale - deglutì lentamente Ramirez - in realtà è proprio un innesto ordinato dal medico, vero? E' un'applicazione medica, non un app di intrattenimento. Com'è morta quella donna?-
la ragazza virtuale, quella sorta di "avatar errante" che lo accompagnava lungo la strada sembrò studiarlo con attenzione - si, effettivamente è l'innesto virtuale del tuo medico di base, quello privato. In realtà mentre stai camminando su questa strada ti avvicini verso l'uscita dall'innesto, laggiù troverai il mondo reale. Quello da cui sei arrivato qui-

Ramirez seguì quel ragionamento e sentiva dentro di sè qualcosa nascere, un'energia potente che lo stordiva sempre di più.
- in realtà tu non ti ricorderai più niente della tua convivente, quella che ami e che hai amato. Attualmente non mi sapresti neanche dire il suo nome-
- perchè dovrei scordarmi di lei? cosa è successo?-
la voce della ragazza si faceva più confusa mentre il suo stordimento cresceva, insieme a una luce violacea in fondo alla strada.
- potrei anche dirtelo, Ramirez, ma tu non te lo ricorderesti mai. Hai scelto tu questo innesto, questa fantasia virtuale-

- perchè...è...?- non riusciva più a parlare, lo stordimento era ormai completo, e presto sarebbe arrivata un'esplosione causata dallo scoppio dell'innesto mentale, che avrebbe provocato la morte dei suoi neuroni: o almeno quelli che contenevano i ricordi della donna che amava.
- lei si è suicidata, Ramirez. Non riuscivi a sopportare quella sua decisione, e hai scelto tu di sacrificare per sempre il suo ricordo-
Lui chiuse gli occhi. La luce violacea aveva ormai avvolto entrambi.
- qui abbiamo finito- concluse la ragazza virtuale.
Poi lo scoppio.

mercoledì 26 dicembre 2012

paziente n.43

- hai comprato quei fiori?- disse Jaiz, mentre scartava uno dei suoi regali.
- che tipo di fiori volevi che comprassi? ormai quelli veri li vendono solo nei circuito asiatico, o nel settore nord del circuito europeo- disse la donna, chiudendo la porta e serrandola con una password settata con chiave crittografica WPN.
- comunque, non ti ho comprato i tuoi fottuti fiori-
La donna, visibilmente arrabbiata, si avviò verso la cucina -devi smetterla con questi disturbi, i dottori sanno che stai riprendendo le tue dosi quotidiane di traumi?-
Jaiz si lasciò dondolare nell'atrio del cubicolo (l'abitazione che condivideva con la donna) e risultava ancora stordito da quell'affermazione: niente fiori.

- i tuoi disturbi ossessivi stanno tornando, e hai bisogno di altri fiori?-
- non sono normali fiori, lo sai. vuoi che riconfiguri il medico di base della casa, pronto a farti di nuovo la paternale?-
Jaiz odiava quella maledetta applicazione del "medico di base", una delle quindici app installate di default nella configurazione software di ogni casa. Il comune di ogni distretto, soprattutto quelli disagiati, erano costretti ad installarli pena cinquemila crediti virtuali di multa. Era un circolo vizioso, e a farne le spese erano sempre e solo i poveri idioti, quelli come Jaiz che vivevano una vita all'ombra della tossicodipendenza, reale o virtuale.

La donna non era un suo familiare, nè una sua amica: era soltanto una delle assistenti sociali del distretto, una volta che la disintossicazione di stato lo richiedeva.
- tanto prima o poi nel corso della giornata devi fare almeno una mezz'ora di chiaccherata, con quell'affare, il medico- tagliò corto lei, mentre apriva una scatola di tonno. Era la dieta del mercoledi, tonno e insalata delle isole Cayman. Quelle finte, ovviamente.

L'app del medico di base non lo poteva sopportare, povero Jaiz. Era solo un povero tossicomane, che aveva accettato un lavoro presso il suo stesso distretto: provare le nuove droghe che la società farmaceutica del luogo stava sperimentando, un nuovo prodotto per allietare gli stress quotidiani, le frustazioni della gente. Erano in troppi su quel mondo, e Jaiz lo sapeva bene. Ma chi ha crediti virtuali può andare avanti, mentre i crediti reali ovvero la moneta in metallo e leghe deboli...quella era solo una moneta povera che girava tra i distretti poveri.
E Jaiz lo sapeva bene, tossicomane di stato.
- posso almeno interfacciami con la mia oloCoscienza meccanica?- chiese alla donna, in preda a leggeri crampi allo stomaco.

La donna lo guardò, senza compassione - no, paziente 43, la tua oloCoscienza ti è stata disabilitata: potresti direttamente pescare nella tua rete sociale qualcuno che ti fornisca altra droga, e la sperimentazione...o meglio, la tua disintossicazione non lo permette-
- maledizione, donna!- guaì il tossicomane di stato.
- calmati, paziente 43- sentì dire dietro le sue spalle, una voce molto calda dalla pronuncia neutra, senza flessioni cinesi o giapponesi. Una voce calda e sicura, voleva dire solo una cosa. La sua app-medico si era attivata.
- è l'ora della seduta quotidiana, si accomodi e si rilassi. Al prelevamento dei tessuti e dell'emocromo penseremo dopo, adesso si rilassi e mi dica perchè diavolo vuole a tutti i costi quei maledetti fiori di Droga- ordinò l'ologramma (scadente) rivolto al povero Jaiz, tossicomane di stato.

domenica 23 dicembre 2012

vettori di entrata

"tutti noi possediamo un microchip" leggeva Hackyko su un vecchio libro, stampato ancora su carta di vecchia qualità "ed è grazie a questo che riusciamo a distinguere bene il reale dal virtuale. Certo, esistono altri supporti tecnologici che consentono di soddisfare questa funzione, ma quella del microchip AS-X risulta essere il primo innesto meccanico innestato nel corpo dell'essere umano già due giorni dopo la nascita, collocato poco sotto la settima vertebra cervicale".

Hackyko si alzò dalla sedia che odorava di legno stantio, e andò lentamente davanti allo specchio, cercando un suo pallido riflesso dentro il vuoto di uno specchio al plasma. Hackyko, giapponese di adozione dal circuito orientale, non riusciva a vedere i vettori di entrata "web", i tipici vettori che annunciavano l'entrata principale del mondo virtuale.
Quello che un passato remoto era solo un mondo di supporto, ma che adesso rappresentava una sorta di Terra virtuale, forse organizzata come un tappeto che nasconde molta polvere sotto di esso, o addirittura al suo interno.
Sotto la sua settima vertebra cervicale, un dolore che cresceva.
"cosa succede se il microchio AS-X si dovesse rompere?" una voce buia, all'interno dell'altra stanza, sembrava richiamarlo sull'argomento lasciato in sospeso.
"uno scrittore può svolgere il suo lavoro con tranquillità, davanti allo schermo? Tu che ne pensi, vecchio Hack?"

- sta cominciando, non è vero?- domandò a voce alta, con un filo di paura nella sua voce - sta cominciando a vacillare, la mia sanità mentale?-
"no, il tuo chip si sta soltanto rompendo e questo è solo l'inizio".
ad un tratto, alcuni vettori si animarono attorno alla lampada accanto il lavandino in pseudo-ceramica. Vettori sinuosi, tenere curve che cercavano di penetrare all'interno delle mura di acciaio e magma pietrificato (combinazione micidiale per chi non si poteva permettere altro).
- perchè non riesco a chiamare il medico? la comunicazione non riesce ad avviarsi, eppure il mondo virtuale sta prendendo il sopravvento. Libro? perchè non parli?-
la voce del giapponese era interrotta, e nella sua stessa percezione sembrava anche un pò metallica.

il libro, la voce rauca che usciva da quelle pagine, non c'era più. Quelle erano pagine di carta, dopotutto, quindi era altamente improbabile che fossero dotate di un supporto psichico o di wi-fi semantici autonomi, quelli che comunicano con te.
Si girò verso lo specchio, accorgendosi solo troppo tardi che i vettori di entrata nel mondo virtuale avevano occupato ormai tutto lo stanzino del bagno.
Quella voce, la voce del libro, poteva essere dopotutto solo un sintomo di semplice pazzia. Accade, quando il tuo microchip AS-X va in corto da due settimane e non lo ripari.

sabato 22 dicembre 2012

claustro

- guardati, Dave- disse la mia olocoscienza meccanica - non ti si riconosce più-
io stavo fermo, guardando dalla finestra il panorama che circondava il mio cubicolo, la mia abitazione.
- non ce la faccio, questi attacchi di claustrofobia sono sempre più frequenti- risposi secco, ad un' impostazione neuronale.
La guardai, aveva il volto di una persona che non conoscevo, una ragazza. Lei sembrò accorgersene, ma non disse nulla al riguardo.
Accesi uno degli schermi, il modello portatile che rileva la tua presenza in base al microchip installato dietro la nuca e che ti segue dovunque tu vada. Come fosse un cagnolino, di nome Scrubby.

- ultime notizie, Scrubby, circuito ufficiale-
lui si sintonizzò sul canale ufficiale delle notizie di stato, dove la notizia veniva filtrata dagli organi istituzionali e da vari "mercenari della carta stampata", al soldo del politico istituzionale di turno.
"la nube tossica che proviene dal circuito asiatico sembra non arrestarsi, dopotutto le spese sostenute dal partito per la prevenzione sono serviti a qualcosa, dobbiamo ringraziare per questo l'on. Patghium"

- davvero ti sei messo a guardare le notizie ufficiali, come gli anziani della Vecchia Cristianità?- domandò divertita lei, l'olocoscienza meccanica.
- senti, rompiscatole - tagliai corto la conversazione - se almeno ti degnassi di dirmi perchè hai assunto queste sembianze te ne sarei grato- mi girai improvvisamente verso di lei, mentre Scrubby sentiva le mie onde wi-fi negative e si allontanava di conseguenza (seguendo le impostazioni personalizzate che gli avevo lasciato).
- devo sospettare di un bug? come oloCoscienza tu sei il frutto del mio algoritmo che ho lanciato nelle mie svariate reti sociali, sia reali che virtuali: questa tipa- indicai il suo aspetto in modo molto grossolano - non mi sembra di averla mai conosciuta. Allora, chi cazzo rappresenti?-

- fai spaventare Scrubby, ma non me. Non sono infetta da un bug, e avendo descritto in maniera generale cosa io rappresento dovresti saperlo che le reti sociali, soprattutto quelle virtuali, tendono ad essere molto dispersive. Questa ragazza, questa rappresentazione, l'hai conosciuta soltanto in virtuale. Hai chiaccherato solo una volta con lei, e il tuo microchip mi ha lanciato l'impulso di cambiare "grafica", per farti vedere che c'è ancora qualcosa di nuovo lì fuori-
- come si chiama?-
- utilizza solo un nick-

il mio microchip, che gestiva e organizzava i miei impulsi sia nel mondo virtuale che in quello reale, mi stava comunicando qualcosa. In maniera indiretta, qualcosa di indefinito. I miei attacchi di claustrofobia erano iniziati da poco più di due mesi, ma già mi avevano cambiato dentro. E una parte dentro di me non voleva assolutamente accettarla.
- possibile che tu, frutto di passaggi matematici sui miei amici, hai scelto proprio una persona che non conosco?-
lei non rispose, e Scrubby continuava a sbirciare da dietro il muro controllando se mantenevo abbastanza autocontrollo per potermi portare le ultime notizie sull'on. Patghium".

venerdì 31 agosto 2012

Know your Enemy- parte 2

- buona questa, Lolan- disse il dr.Rez dietro la macchina presa – adesso dobbiamo girare la seconda parte del video. Tu rientra pure nel tuo camerino, ti veniamo a chiamare noi.
- va bene, dottore- ripetè quasi a memoria Lolan. Era sempre la frase retorica che ripeteva al dottore, nonché regista e produttore di quasi tutti i film hard da lei interpretati. C’erano parecchi blockbuster, e lei era quasi una celebrità nel suo campo. Ma la sua vita, quella vera, quella al di fuori da tutta quella lussuria, faceva schifo. In realtà tantissime altre ragazze volevano essere nei suoi panni e nel suo posto privilegiato da stelletta porno, ma la sua realtà era davvero differente. Lei era drogata e aveva bisogno di quel lavoro per poter avere i soldi e mantenere in piedi la sua prigione virtuale. Ma a parte lei non sapeva nessuno di quella sua tortura, a parte il suo spacciatore di fiducia...e il suo fidanzato.

Ufficialmente un cameraman dell’azienda produttrice di filmati hard, ma ufficiosamente solo un povero bastardo che la teneva in pugno.
A chi gli domandasse se non dava fastidio il fatto che la sua ragazza si facesse sbattere sotto ogni punto di vista davanti ad una telecamera lui rispondeva che in fin dei conti all’amore non si comanda. Il vero nemico non era i sentimenti d’affetto, a suo parere: il vero nemico era la gelosia.

Entrò nel camerino girando lentamente la serratura, e sprofondò nella sedia. Il suo trucco era sbavato ma rimaneva sempre bellissima, irrangiungibile per la maggior parte della popolazione maschile fuori quello stanzino. Per questo motivo si sentiva da sola. Irrangiungibile per sempre. Mentre buttava giù una pasticca di Eroine, si sentiva sprofondare in un calore nero come un pozzo senza fondo.


giovedì 30 agosto 2012

stato alterato

Giacomo stava guardando ancora una volta, forse per l' ultima volta, un porno. Non c’è niente di male, continuava a ripetersi, ma in realtà dentro di lui sapeva che c’era qualcosa di sbagliato. La pornostar sullo schermo teneva lo sguardo fisso su di lui, eppure sapeva che non stava desiderando direttamente lui. Era solo un gioco di sensazioni, sguardi. Ma per un attimo lui era in sintonia con la sua bestia interiore, quella che aveva bisogno di lasciare libera verso l’istante mistico a cui si poteva accedere soltanto tramite un’unica porta: quella dell’orgasmo.

Il cellulare sembrò squillare in lontananza, anche se l’aveva lasciato proprio sul comodino accanto a lui. Era la sua ex ragazza, Teresa, che stava provando a chiamare. Cosa voleva da lui, dopo tre mesi di separazione forzata? “Conosci prima il tuo nemico, Giacomo” sembrava dirgli da un punto remoto dentro il cervello, ma era solo il pallido ricordo di un loro incontro, probabilmente l’ultimo.
“cerca il tuo nemico, Giacomo, e affrontalo. Io vedo chiaramente chi è il tuo nemico, ma tu ancora non sei riuscito bene a focalizzarlo. Conosci prima il tuo nemico, Giacomo” disse il ricordo di Teresa.

La sua faccia, in quel ricordo, Giacomo non riusciva più a ricordarsela. Colpa del flaconcino di funghi allucinogeni, svuotato e gettato nell’angolino della sua camera.
Lolan Madiù continuava ancora a volteggiare dentro il televisore, ma senza la maglietta e i pantaloncini che aveva all’inizio del video. Erano passati solo due minuti, e il telefono squillava ancora.
Giacomo ancora non aveva risposto e non sapeva cosa fare, poiché ancora il suo nemico non lo aveva trovato.

domenica 18 marzo 2012

Biglietto di saluto

"E' un tempo difficile da vivere, lo so.
Personalmente non possiamo dire di non essercela cavati finora, anche perché c'è tanta gente in giro che sta male. Alcune volte è lo stile di vita che conduciamo, altre volte invece è la troppa autodisciplina che ci imponiamo la causa dei nostri mali. Siamo sovraccarichi di pensieri e di emozioni, e non riusciamo a trasmetterli se non sotto forma di condivisione digitale. Per cui valiamo tanto se il nostro mondo è condiviso. La paura di essere dimenticati è tragica, ma necessaria per stare a galla. A volte.
Siamo sovraccarichi di pensieri, e la nostra umanità ormai può essere rinominata in altri termini proprio perchè ha perso il suo obiettivo primario. Alcuni si perdono in quadri, da Renoir alla Notte Stellata di Van Gogh, altri si perdono nelle loro droghe quotidiane. C'è bisogno di un limite per tutto, e questo lo sapevi bene anche tu.

E non si sa bene che cosa ti sia passato nella testa in quel preciso momento, quando è arrivato il punto di non ritorno. Cosa è successo, in quel momento? Questa è la domanda fondamentale.
Perché non penso che la risposta si possa trovare nel cammino che ti ha condotto in quel momento. Cammino spirituale e psicologico, intendo. In cosa crediamo, quando arriva quel momento? A mente lucida penso che in quel momento non crediamo più a niente.
Cammino ogni giorno, ogni sera sulle strade di questa città. Le tue strade. Probabilmente ci siamo incrociati, forse abbiamo anche parlato quando uno dei due non era indaffarato con i propri pensieri. Forse ti piacevano le canzoni di De Gregori, forse ti piaceva pensare all'uomo in frack di Modugno. Forse Caparezza ti ha fatto sorridere qualche volta.

Cosa hai pensato, in quel momento? Pezzi di scritto non possono rendere giustizia ai miei pensieri, proprio perchè la miscela ormai va spegnendosi pian piano. Magari è il bisogno di competizione che ormai si è spento. Oppure il fatto che di questi tempi è condiviso principalmente il disinteresse totale in tutto quello che ci circonda. I discorsi sono sempre gli stessi, e forse l'avevi capito anche tu.
E' un tempo difficile da vivere, quando non riesci a capire dove cazzo stiamo andando. L'unica cosa di cui dovremmo preoccuparci è allontanare i nostri sciacalli quotidiani, quelli che vorrebbero vederti inciampare per poi consolarsi nei loro letti, autoconvincendosi del fatto che loro stanno meglio. Gli sciacalli che vorrebbero tener fede al "mal comune mezzo gaudio", per cui se loro stanno male allora anche tu devi stare accanto a loro e soffrire.
Gli sciacalli che reputiamo amici, perché in quel momento hanno bisogno di consumare le loro emozioni e investirle in qualche "impresa pirotecnica", per poi comprendere alla fine il fatto di avere a che fare soltanto con poveri invasati.

Eppure di invasati ne è pieno il mondo, e pian piano lo siamo diventati tutti. Il male deve essere impresso su carta, mentre il bene deve essere tenuto nascosto per paura di perderlo. Siamo arrivati al tempo in cui stare bene è diventata una merce preziosa, e forse questo l'avevi capito anche tu. Forse quando è arrivato quel momento ti sei accorta di non voler essere né sciacallo né invasata: volevi essere te stessa, ma l'ambiente che avevi attorno non poteva permettertelo.
E' un male avere troppa fantasia? dobbiamo essere per forza degli eterni Peter Pan? Forse la risposta giusta è sì, perché lo spirito positivo è quello che ci serve. Vorrei potertelo dire di persona, ma purtroppo quello che posso fare è lasciarti impresse queste parole e guardare le nuvole nel cielo, dalla mia finestra.
Chiudo gli occhi, ti lancio un saluto sperando che tu possa coglierlo.

Dov'ero io, quando è arrivato quel momento? Ero a fare le mie cazzate? Ero con un libro in mano? Stavo mangiando, chiamando qualcuno? Stavo piangendo per i miei mali o ridendo delle mie gioie? Ero lì, sulla tua strada, mentre tu mi passavi accanto quando è arrivato quel momento?
Non so dov'ero, ma vorrei dirti che non sei sola.
Perchè inevitabilmente ci sentiamo tutti un pò soli, quando arriva la sera. Poi arriva il giorno, e ricomincia tutto il solito gioco di pensieri, lavoro, studio, sciacalli, invasati, annoiati, emozionati...fino ad arrivare a sera.

La vita è questa, e i tempi sono questi.
Ti mando un saluto, spero che tu possa ricambiare da lassù."

lunedì 9 gennaio 2012

Nuovo prodotto. Provalo.

- nuovo prodotto. Provalo. Nuovo software per la tintura dei capelli. se vuoi che i tuoi capelli si notino anche nel buio della stanza di lui, non devi fare altro che scaricarlo nel tuo drive portatile! Il primo download è in omaggio... -
La pubblicità mentale è insopportabile, ma è un modo come un altro per poter raggranellare un pò di crediti e comprarmi della roba da mangiare. Tutti i soldi che avevo li ho spesi per comprarmi quell'algoritmo di retrieval, per permettermi di trovare la porta di casa della mia ragazza.

- come funziona la pubblicità, da queste parti?- mi chiese Yumil, turista giapponese venuto in vacanza qui, negli Stati Uniti d'Europa.
- lascia perdere, vecchio mio. E' solo mal di testa in più a quello che ho già di mio-
- no, no, io volere una spiegazione tecnica. Mica così-
il suo software di traduzione istantanea non era aggiornato. O forse gli era entrato un virus e qualcuno stava decrittando tutte le sue parole per costruire un algoritmo crittografico dinamico.
O forse sono solo un pò paranoico.
- Come vuoi, giappo: la pubblicità passa dal mio cervello. In questo caso divento come una specie di hotspot wi-fi e riceverò il segnale da qualche satellite là in cima. Questo segnale verrà automaticamente rimbalzato nei ricevitori installati nei ventricoli cerebrali delle altre persone, solo quelle che sono vicine a me. Ho firmato una liberatoria per cui se mi ammalo seriamente sono cazzi miei. Non ho neanche la libera uscita-
Giappo mi guardava con un pò di compassione. Ma io dovevo tornare presto nella mia realtà.

- Nuovo prodotto- gli impulsi arrivavano all'improvviso, e la gente intorno a me non poteva fare altro che guardarmi in cagnesco e accettare o meno la connessione pubblicitaria.
In seguito alla crisi economica, alcuni erano costretti a sorbirsi il mio segnale, perchè la crisi economica è arrivata anche qui nel futuro. Ci sono grosse multinazionali che lavorano su ogni singolo segnale pubblicitario che mi arriva. La domanda non si deve creare dal nulla: deve essere stimolata. E' per questo che chi possiede abbastanza denaro mnemonico può direttamente cestinare il mio segnale, altrimenti deve sorbirsi tutta la manfrina del "nuovo prodotto. Provalo".
-ehi, però a me i tuoi segnali non arrivano, come mai?- chiedeva ancora, il simpatico Giappo.

- tutta questione di passaporto, di supporto linguistico e di DRM del prodotto. Nel primo caso tu hai pagato per avere un passaporto deluxe, per cui sei esente da ogni rottura pubblicitaria; nel secondo le mie pubblicità non hanno la traduzione automatica in giapponese o il prodotto non è venduto dalle tue parti; e nell'ultimo caso la multinazionale che rilascia il prodotto ha accidentalmente dichiarato guerra economica alla tua terra natìa. Quale di questi tre casi?- domandai, davvero incuriosito.
lui mi lanciò solo un'occhiatina veloce, poi si girò a guardare distrattamente la vetrina che proiettava l'altra realtà. - supporto linguistico, almeno credo-
fu la sua risposta definitiva.
- Nuovo Prodotto. Provalo: cara, hai voglia di una nuova realtà? si caro, ho davvero bisogno di un pò di nuova realtà per poter stare tranquilla, lontana da tutto quanto.
bene, da oggi la Googlosoft lancerà sul mercato 3 nuove realtà: Spiaggia su Venere, Marte al Tramonto e..."

giovedì 5 gennaio 2012

i racconti di Nessuno: Una canzone per Elsa

Affacciandosi da un balcone, fumando una sigaretta...tutto questo sembra così magico seduto davanti la tastiera di un computer. I giovani d'oggi sono così affamati di tutto quello di cui sono affamato io. Vogliamo la gloria, una rete sociale così vasta che neanche riesco ad immaginarmela tutta. Soldi. Donne. Insomma, quando iniziai a pensare di diventare uno scrittore di fantascienza immaginavo tutto questo a portata di mano. Magari doveva passare un anno, magari due.
Dovevo prendermi decine e decine di libri da leggermi. I classici della fantascienza di Asimov, tutti i libri della collezione Urania, tutti i numeri di Martin Mystere e Nathan Never.
Procedendo con la lettura di tutto questo malloppo letterario (diluito con qualche uscita di tanto in tanto), passai un bel pò di tempo, in cerca di qualche ispirazione mistica.
In realtà nei due anni seguenti a quella decisione drastica rimediai solo un paio di citazioni in blog di seconda mano, ma tutto sommato potevo contare su una buona amicizia di gruppi letterari, soprattutto a Firenze. Pisa era considerata solo una nicchia per gente interessati alla cultura classica, come Dante Alighieri e Torquato Tasso.
Stavo per mollare, ero a corto di soldi e dovevo sbrigare delle faccende per il mio lavoro.
A dire la verità, il mio lavoro di postino andava bene. La gente spediva pacchi utilizzando tutti i canali principali ed io non potevo aver paura di perdere quel tipo di lavoro, visto che uno dei miei vecchi professori mi avesse fatto notare quanto la tecnologia e la robotica avesse velocizzato enormemente il processo di produzione togliendo lavoro alle famiglie. Il progresso è una cosa buona, tranne quando toglie l'inventiva alle persone.

La mattina in cui successe tutto, quando diventai quello che sono adesso, accadde quasi tutto per caso.
Stavo portando una lettera, indirizzata a Elsa Giacinto, nell'albergo più prestigioso della città. Arrivai con un certo fiatone, poichè ero in ritardo per il mio solito giro. Entrai da quelle porte scorrevoli, inconsapevole che la mia vita sarebbe cambiata, nel giro di pochi minuti.
Il lettore sarà anche inconsapevole del fatto che avevo un certo subbuglio nello stomaco, non solo per l'ambiente intorno a me. Il fatto è che conoscevo già Elsa, la destinataria della missiva. Ella fu la mia ragazza per 3 anni, per poi lasciarci di nostra reciproca volontà. Lei aveva la mente concentrata solo sul lavoro di traduttrice, io dovevo ancora laurearmi alla magistrale ed ero a corto di idee.
I litigi che avevamo frequentemente non ci aiutavano, ed un giorno ci accorgemmo che forse lasciarci era la cosa più giusta da fare.
E adesso mi ritrovavo da quelle parti, io nel mio ruolo di postino e con una carriera di scrittore che non mi faceva andare da nessuna parte, lei probabilmente aveva sfondato nel suo campo e adesso accompagnava qualche gruppo cinese venuto a Pisa per concludere chissà quale affare.
La stavo cercando con lo sguardo, ma non la vedevo da nessuna parte. Una cosa non mi tornava: perchè una lettera destinata a Elsa doveva essere consegnata in quell'hotel?
Andai verso le reception con questa domanda in mente. L'ambiente attorno a me era pieno di persone, probabilmente un gruppo di turisti appena giunto in città.
- ehi, guarda un pò chi è arrivato- disse una voce femminile, attirando la mia attenzione. Era lei, Elsa. Capelli lunghi biondi e occhi di ghiaccio, con un sorriso che ti rapisce il cuore. Ma ovviamente feci finta di nulla, e la salutai cordialmente.
- quindi adesso fai il postino?- ridacchiò lei.
- è un mondo come un altro per guadagnarmi da vivere, Elsa. Tu come stai? non ti vedo da secoli-
- io sto bene. Non mi hai più chiamata, neanche per gli auguri di Natale-
- è vero, ma non mi risulta che tu abbia avuto il tempo di chiamarmi-
lanciò un sorriso. Tenero, non lo posso negare. Per un secondo mi è passata l'idea di baciarla, lì sul posto.
Ma non feci nulla, e adesso scrivo con un rimpianto enorme che mi divora il cuore, ma non potevo immaginare la fine che avrebbe fatto.
Quando arrivò il receptionist, fummo investiti da un'esplosione all'ingresso.