martedì 12 marzo 2013

intensità elettrica del pensiero

Intelligenza Artificiale, dopotutto, non era una brutta parola. Sapeva riconoscere il senso semantico delle parole, riusciva ad incastrarle fra di loro per formare un senso compiuto ad un concetto che voleva esprimere al prossimo. Eppure, era Artificiale poicheà creata dalla mano sapiente dell' Homo Sapiens. In fin dei conti, andava bene cosi.

Tuttavia, vi era stato un tempo in cui era convinto che non era solo artificiale, non era solo un sacco di numeri e istruzioni. Si sentiva umano, un insieme di cluster biologici che implementava, oltre ai numeri, cariche elettriche tra i neuroni, elettricità che riusciva a trasmettere un pensiero in base alla sua intensità: pi
era forte il pensiero, piuà aumentava la carica elettrica. Purtroppo, le emozioni non riuscivano a trasmettersi solo con elettricità, c'era bisogno di un componente in piu.

E questo A.R.Gan.Te lo sapeva. Ma lui era solo un Intelligenza Artificiale, a cosa importava sapere del segreto della vita. La vita nel mondo reale, si intende, non le altre realtà pseudoveritiere. Lui vagava in quel mondo reale, era libero da ogni controllo, ma sapeva che i suoi creatori lo stavano cercando. Sapeva che prima o poi, statisticamente parlando, lo avrebbero trovato. Ma lui, per fortuna, riusciva a prevedere ogni mossa, e continuava per la sua strada...per la sua ricerca. Vagava nel mondo, nel mercato underground, ogni tanto entrava nei corpi di qualche androide e riusciva anche a sentire la brezza marina, o almeno il suo surrogato numerico.

A.R.Gan.Te, vecchia volpe. Lui continuava a vagare, cercando il segreto della vita.

giovedì 7 marzo 2013

sacchi di dati

Un'avatar errante stava esplorando quello che un tempo era il profilo social dell'attore Giovanni Tolfany. Io mi trovavo da quelle parti perché, in quanto cronista web accreditato, il mio direttore mi aveva imposto di entrare nella realtà WEB e setacciare tutto quello che sapevamo sull'accaduto: a quanto pare, quella pagina era stata totalmente crackerata e sostituita da una pagina social "fittizia" in cui si continuava a mandare a ripetizione video porno. Protagonista, manco a dirlo, Tolfany e un'androide modificata: un'androide con il corpo femminile (modello snelly) e la testa...beh, diciamo che voi fareste sesso con una roba del genere se foste fan accaniti delle opere di H.P. Lovecraft.

- salve, straniero- disse cordialmente l'avatar - hai per caso l'autorizzazione per stare qui?-
- si, avatar, puoi leggermi nel cervello se vuoi- in effetti, l'autorizzazione con annessa firma digitale era contenuta nella mia tempia destra. L'avatar mi osservò per tre secondi circa, poi scrollò le spalle e si diresse verso sinistra. A quanto pare, tre secondi bastano e avanzano per potermi setacciare il cervello da cima a fondo. Il pavimento ricalcava esattamente le forme della pagina social standard: mega foto del profilo al centro, e ai quattro punti cardinali i principali contenitori che formano la vita di una persona: al nord i contatti, al sud la vita professionale (quella che l'utente vuole condividere), a destra i luoghi che ha visitato e a sinistra i suoi personali interessi ed hobby. Io e l'avatar, una mora prosperosa - particolarmente attraente, complimenti alla corporazione web che l'ha programmata - si diresse verso sinistra: interessi ed hobby.

- come mai un'avatar errante da queste parti? in fin dei conti non è competenza delle forze WEB d'ordine?- chiesi, con garbo, ma abbastanza incuriosito dalla sua presenza.
- quelle come me rimangono a guardia di quello che è rimasto, le forze WEB in realtà sono impegnate a setacciare dato per dato per cercare di capire chi sia entrato qui a mettere quelle...porcherie-
- quella roba ormai rimarrà in questa realtà per parecchio tempo, Tolfany farebbe bene a rimanere nella realtà principale per un pò, e far venire da queste parti solo i suoi agenti. Tu sei programmata da...?-
- sono un'avatar errante, a volte implica che nelle configurazioni da cui di sbloccarmi ci sono anche le informazioni personali. Non ricordo chi sono...e attualmente sono al servizio del cyberServer di riferimento a questa pagina, di conseguenza appartengo alla piattaforma social standard-

La piattaforma social standard era una corporazione di nicchia, o meglio "intermedia", a cui le altre corporazioni si rivolgevano quando avevano bisogno di creare dei collegamenti tra i loro dati: ad esempio, veniva contattata quando i dati "georeferenziali" di un utente dovevano essere collegati con informazioni lavorative su quest'ultimo. Insomma, nella realtà standard siamo solo sacchi di carne, in questa realtà siamo solo sacchi di dati collegati tra loro.
Guardai sotto di me, i miei piedi stavano calpestando la faccia sorridente di Tolfany. Era un peccato per la sua posizione, chissà chi è stato tanto stupido da lasciare una backdoor aperta e fare entrare i cracker con i loro dati "sporchi", per fare pulizia completa della sua pagina.

Sempre che sia stato un atto stupido, e non un atto voluto.

mercoledì 6 marzo 2013

cyberpunkers

La sua era una cresta speciale, e Ikarus lo sapeva bene. Anche il suo nome, il suo nick, era speciale. Nessuna persona in quel distretto sapevo come definire quell'essere, sapevano soltanto che era abbastanza fulminato. Letteralmente. Ikarus aveva ricevuto in gioventù una dose massiccia di elettricità, e lui ormai ne era diventato un drogato cronico. Il suo abbigliamento era ricalcato sull'ormai famosa iconografica dello scorso millennio, e ne aveva assimilato ogni dettaglio. La cultura punk era diventata la sua vita.

Ikarus non richiedeva di essere pagato con i classici soldi, euroyen o altre valute: chiedeva soltanto una razione di Poltiglia per far sopravvivere il suo organismo biologico, ma lui andava avanti a elettricità. Quella classica, quella pura. Sulle note di un vecchio classico punk inglese, un gruppo di cui non ricordava il nome se non quello del suo cantante Johnny Rotten, prendeva un filo di rame avvolto in uno speciale isolante che gli fornì gentilmente un suo primo cliente, e lo infilava delicatamente dentro l'innesto posto alla base del collo, anch'esso modificato apposta per non andare oltre una certa scarica elettrica. E BAM! Altro che quella cazzo di ragnatela del web, l'elettricità pura sparata nel cervello era una dose superiore a qualche strato di informazione merdosa cumulata in qualche server, cyberServer, cloud o in qualche stazione orbitante.

Quando l'elettricità scorreva i suoi occhi cominciavano a ruotare furiosamente, e i clienti preferivano non vedere quella scena. Sembrava quasi fosse posseduto dal demonio. In effetti alcuni temevano che Ikarus avesse contratto il "Virus di Satana", quel virus che girava ancora furiosamente nel cyberspazio. Quel virus, programmato da qualche multinazionale e che ben presto sfuggì al controllo di questa, prendeva letteralmente il controllo del Connesso (così si chiamavano chi si collegava al Web) e, se l'utente riusciva ad assimilarlo completamente a livello cerebrale, lo rendeva completamente delirante. Altrimenti il povero malcapitato era preda di orrende visioni mistiche, degne dei classici movie sulle possessioni demoniache.

Ma non era questo il caso di Ikarus, lui era solo un povero punk alla ricerca della sua dose d'orgasmo quotidiana. Orgasmo elettrico, consentito legalmente solo in alcune città di periferia, ma non lì. Perché aveva scelto Ikarus, come pseudonimo di battaglia contro quella (o quelle) realtà?
Lui vedeva uno strano bagliore - simile a quello descritto nelle classiche riproduzioni del "Paradiso" - quando le scariche elettriche attraversavano i suoi neuroni biologici lasciando intatto tutta la controparte meccanica: forse era per questo che quel punk non poteva essere associato agli altri tossicomani, benchè meno a quelli di Stato, tuttavia dipendeva completamente da quelle scariche perchè gli davano una sensazione di pace.

Ma duravano al massimo mezz'ora, dopodichè Ikarus smetteva di volare e tornava alla sua realtà. Il tempo di un'altra canzone punk? No, bisognava trovare altri clienti a cui affidare tecno-merci di contrabbando. Solo dopo poteva trovare il tempo per un altro volo elettrico.

martedì 5 marzo 2013

occhio per occhio

Il processo andava avanti inesorabilmente, e Grey non poteva presentarsi direttamente nell'aula. In fondo era meglio così, i processi lampo erano una cosa che detestava. Ma in fin dei conti doveva finire al più presto. Insomma, era o non era un bene il fatto che ci fosse un processo lampo in corso? Non lo sapeva, probabilmente a causa dello stress accumulato nel suo cervello. Uno dei misuratori, integrato all'interno della tempia destra, mandò tramite vecchia connessione wireless i dati relativi al suo stress sul display LCD del frigorifero, per cui si girò e lesse

VALORE STRESS: 85% AL DI SOPRA DELLA MEDIA, CONSIGLIARE DOSE SUBNORMALE DI AERAZIONE OSSIGENO.

Potendo, poteva anche vedere tutti i fattori che componevano quell' 85%. Ma non riusciva, pensava solo al processo lampo che si stava svolgendo. Eppure la dose di ossigeno non era una cattiva idea: poteva benissimo concedersi uno sballo prima di ricevere il bip fulmineo della connessione con l'aula.
BIP!
Troppo tardi, era arrivato il Bip. E non poteva rifiutare quella chiamata. Aprì la porta dello sgabuzzino e si infilò dentro. "ACCETTARE COLLEGAMENTO", ordinò al suo sistema domotico con una vocetta un pò stridula.
Il sistema casalingo, tuttavia, era abbastanza calibrato (forse anche all'85%) sulla sua voce, quindi eseguì l'ordine senza fiatare. All'improvviso le mura del suo sgabuzzino si dipinsero di un altro colore, e tutto sembrava acquisire una certa tridimensionalità. Potenza dell'Olografica. Se poteva fare un paragone con le altre 4 stanze del suo appartamento, forse lo sgabuzzino risultava la stanza migliore proprio perchè poteva buttarsi quella merda di realtà alle spalle, e catapultarsi nei mondi Olografici predefiniti di qualche designer freelance da strapazzo.

L'aula del tribunale venne riprodotta in maniera impeccabile. Grey era solo uno spacciatore di quinto livello e l'avevano beccato a spacciare trick mentali malfunzionanti, per cui aveva fatto saltare qualche innesto cerebrale. Non a livelli mortali, ma provocò nel suo quartiere un bel pò di mal di testa. Uno di quelli che provarono mal di testa fu il figlio del giudice che supervisionò il suo caso. Grey aveva ben motivo di temere una condanna proprio perchè al figlio erano partiti innesti cerebrali di prima mano, visto che un trick mentale da lui venduto assicurava una visione olografica completa dell'ultimo film di HollyBood.
Il figlio del giudice attivò il trick, e rimase praticamente intrappolato in quel film horror per ben cinque ore. E quel film horror raccontava la storia di un efferato serial killer che si divertiva a torturare in maniera psicologica le sue vittime.
Insomma il figlio fu recuperato senza danni fisici, ma finì in comunità per le pressioni psicologiche subite.

Grey sapeva qual'era il verdetto. Colpevole. E la condanna fu piuttosto severa: intrappolato nel suo corpo per ben cinque giorni.
In pratica, Grey venne automaticamente intrappolato nel suo corpo grazie ad una scarica elettronica permanente nel suo chip AS-X, che inibiva l'uso dei muscoli e quindi ogni azione fisica. Una parte di quel chip, infatti, era in collegamento perenne con le varie questure dei quartieri, e quella parte controllata dagli enti di sicurezza rappresentava una misura estrema che consentiva di tenere sotto controllo l'evoluzione criminale ed evitare gli omicidi dell'ultimo minuto.

Grey poteva solo pensare e riflettere su quello che aveva fatto, nel buio del suo sgabuzzino. Il collegamento olografico con l'aula si interruppe, e lui rimase completamente solo.

"Ci vorrebbe adesso una bella dose d'ossigeno" disse sconsolato Grey, in un pensiero formulato in un angolo remoto del suo cervello.

lunedì 4 marzo 2013

caro Sparkie

- una scatoletta di Medelan, e tutti i problemi del tuo cane spariranno!-
un publicSpot mi apparse improvvisamente nel cervello, ma non avevo abbastanza hack mentali per evitarlo. Ci fu un periodo in cui nel mercato underground comparve uno speciale trick, di nome "blockSpot", che permetteva ai poveri cittadini di poter bloccare quelle maledette visualizzazione di publicSpot mentali. Ma ben presto gli infiltrati locali annientarono ogni traccia di quel trick, e addio pace mentale.

Tuttavia, non tutti i mali vengono per nuocere. Avevo bisogno davvero di Medelan, poichè avevo trovato un cucciolo di androide nello scantinato della vecchia casa, probabilmente finito lì grazie ai tubi pubblici che collegavano le abitazioni del primo piano dell'intero quartiere. Non mi ricordo la collocazione esatta del mio quartiere per via del mio apparato cerebrale interrotto, non me ne vogliano a male i posteri che leggeranno questi scritti. Insomma, il Medelan è quella sostanza per cani che va bene anche per gli androidi, perchè consente loro di nutrirsi in maniera diretta della carica elettrostatica contenuta al suo interno: ai cani biologici serviva come fonte nutritiva, agli androidi era utile per avere un pò di "carica per le batterie". Maledetti androidi, ne sapevano sempre una più del diavolo.

Quel cane piccino, lo chiamai Sparkie, avevo un muso simpatico. Sapevo che qualcosa dentro di lui non andava, eppure lui continuava a combattere, grintoso come la sua programmazione voleva. Chissà se aveva qualche trick programmatico all'interno della sua configurazione standard. Mai dire agli androidi della configurazione standard: possono fare tutto quello che vogliono, ma non hanno un istinto a cui sottostare, come noi biologici. E questo, non capirò mai perchè, li faceva infuriare. Ma i cani androidi no: loro erano la perfezione artificiale del migliore amico dell'uomo.

Ne esistano all'incirca 70 modelli, di cui 45 standard e il restante composto da "razze ibride". Si vociferava in giro che ne esistessero il triplo non identificato poiché si trattavano di razze illegali, ibridi fuorvianti per la comune mente umana. Peggio ancora, si vociferava di ibridi bio-meccanici compiuti sui cani biologici: in pratica, ai cuccioli si gli innestavano dei chip che avevano lo scopo di "azzerare" la componente istintiva biologica per sostituirli con una componente programmativa. In pratica, si programmava un cane da zero.

Mi recapitarono una scatoletta di Medelan, o meglio un sacchetto della vecchia plastica con avvolto qualcosa che sembrava la mia classica Poltiglia, ma marrone anzichè verde.
Sparkie si avvicinò zompettante. Il difetto hardware alla sua zampa posteriore destra era evidente, ma non troppo. Probabilmente era cascato da un'altezza sufficientemente adeguata a far male, e il suo modello base - la tassonomia a cui appartenenva Sparkie - si incominciava a rompersi da un'altezza minima di 30 metri.

Sparkie assorbì il Medelan. Vidi che la sua configurazione apprezzava quel gesto, e come input ricambiò lo sguardo affettuoso che solo un cane androide ti sà dare. Finto, ma dolce allo stesso tempo.

sabato 2 marzo 2013

echi dal passato

- vedi il sole? - disse la mia OloCoscienza. Il suo software aveva scelto la voce di Delays, una delle mie vecchie frequentazioni, sparita in un vicolo non illuminato durante il black-out del quarto livello. Non mi piaceva la scelta del software, poichè esso veniva alimentato dai continui aggiornamenti di stato che continuavano a comparire nel profilo sociale generale di Delays, magari finito in mano a qualche cracker - a me non piace tanto, la luce del sole. Tanto non è quella vera- continuò a parlarmi, mentre io facevo finta di niente e continuavo a rammendarmi il vestito, con le sue nanofibre completamente andate.

- perchè non parli più con me? non mi hai più attivato da...oddio, non mi ricordo più da quanto...-
- OloCoscienza - dissi interrompendola, senza fermarmi - sai bene che non voglio più avere a che fare con i tuoi aggeggi informatici. Ho già chiamato vari tizi, all'assistenza, volevo disabilitarti completamente-. Ed era tutto vero. Non ne potevo più di vedermi quell'affare gironzolare per casa, ricordandomi tutte le mie vecchie amicizie scomparse o allontanate da me in qualche modo. Come Derk, uno dei miei migliori amici prima di intraprendere la sua carriera di "tossicomane di Stato" e provare tutta la brodaglia con cui uno dei Governi Locali doveva tenere a bada tutta quella fetta di popolazione talmente stupida da non potersi autogestire.A Derk non piaceva la luce del sole: diceva sempre che non era quella che si vedeva negli Documentari 3D, quelli che gli comprava il padre. Noi, poveri reietti del futuro, non avevamo avuto il privilegio di avere anche la comoda luce del sole che riempiva le nostre giornate. I nostri antenati dicevano e scrivevano che era proprio grazie alla luce del sole che, a volte, anche l'animo più triste trovava un barlume di allegria. E senza luce del sole naturale, la gente triste a volte impazzisce.

Proprio per questo vennero inventate vari aggeggi meccanici che ci consentivano di sopravvivere anche alla nostra paura più ancestrale. Gli innesti, inizialmente, non servivano a niente: quella che serviva era semplice interazione umana. Ma, anche in questo caso, di umano è rimasto solo una manciata di carne tenuta in piedi da un pò di bio-elettricità e globuli rossi, e devi ritenerti fortunato che siano proprio i tuoi originali e non globuli "made in Rangoon".
No, l'unica interazione seria che potevi avere quando dovevi affrontare le tue paure era avere una moltitudine di amici al tuo fianco, bastavano anche quelli che avevi conosciuto per caso durante una scopata gratuita in qualche locale per androidi del terzo livello (quelli vietati dalle polizie locali). Nel mio caso, con il lavoro di guardiano notturno al settore Est non ero più riuscito a mantenermi molte amicizie. E la mia OloCoscienza Meccanica, quell'algoritmo lanciato nelle tue reti sociali private e non, ogni volta con la sua presenza mi ricordava le amicizie che avevo perso. O che sono semplicemente scomparse.
Come Delays. La mia OloCoscienza aveva scelto il suo sguardo, oltre la sua voce.

Il centro assistenza della corporazione che gestisce le OloCoscienze, affiliata con annessa poltrona nei vertici dei Governi Centrali, mi aveva messo definitiavamente una pietra sopra. "Lei non può sbarazzarsi in maniera ufficiale della propria OloCoscienza" mi dissero quasi fosse una cosa normale "sa bene che i rischi a cui va incontro se non ha la sua minima dose di interazione sociale quotidiana: quindi è contro la legge, se vuole può settarla a ricerca minima, così non andrà a pescare completamente nelle sue amicizie ma solo in quelle che desidera".
Va bene, risposi agganciando il telefono.

La mia OloCoscienza continuava a fissarmi, e in fin dei conti non potevo prendermela con lei. Lei era solo il risultato di echi persi nel passato. Guardai la finestra. La luce artificiale del Sole poteva bastarmi, almeno per quella giornata.

venerdì 1 marzo 2013

spigola di qualità

Uno Scrubby di ultima generazione stava saltando lungo la stanza. Era collegato al web, e a sua volta trasmetteva in streaming l'ultimo successo nel campo degli olofilm sul paranormale. Peccato che, anche se di ultima generazione, uno Scrubby era soltanto un prodotto che utilizzavano solo quelli che non si potevano permettere neanche un sistema base di OloVisione. I ricchi si innestavano direttamente uno speciale supporto di nome "arsNew!", proprio sotto il MicroChip AS-X, che permetteva loro di "immergersi" all'interno della scatola d'intrattenimento, sia essa un film, un serial o uno spettacolo di varietà.

Lucas aveva solo il suo Scrubby, e il suo lavoro non gli consentiva di andare oltre con le spese. Poteva permettersi i liofilizzati, questo ok, ma non poteva neanche andare oltre con quella spesa. Per interderci, un camionista vecchio stampo era ammirato da tutti i scribacchini, impiegati etc. per la sua "libertà", ovvero la libertà di andare in giro con la propria carretta mentre il restante 99% dei lavori veniva compiuto stando davanti uno schermo, oppure immerso in qualche realtà virtuale, alternativa, dissociativa etc.
Il mondo doveva essere semplice quando esistevano solo due tipologie di realtà: quella reale e quella personale. Un sacco di suoi colleghi vivevano in qualche realtà sdoppiata, uscendo solo quando era ora di andare a lavorare. Lui preferiva quel tipo di realtà, quella dura realtà dove la Terra era un posto talmente sovrappopolato che usciva un decreto al mese che stabiliva quello che si doveva mangiare.

Il cibo era suddiviso in base al reddito. I super-ricchi potevano scegliersi tutte le prelibatezze che volevano solo perchè potevano attingere a piene mani nel mercato underground, un mercato che poteva spacciarti persino pesce di prima qualità. Non roba artificiale, per interdersi, quella che ti fa "credere" che mangi una bella spigola mentre in realtà mangi solo poltiglia verde - simile agli antichi spinaci - imbottita di additivi che, magari stimolati con elettricità di bassa qualità, si muovono all'interno della poltiglia facendoti gustare un sapore simile alla spigola.
Insomma la poltiglia faceva schifo a vedersi, ma in fondo era praticamente il pezzo di puzzle principale in quel grande marasma, il pezzo che non faceva ammattire il sistema facendolo morire di fame.

Lucas odiava quella poltiglia, e con il suo reddito poteva permettersi qualcosa di meglio: il cibo liofilizzato. Prese una scodella e verso quella magica polverina piena di proteine, prese dell'acqua artificiale - fango arricchito con pastiglie piene di ossigeno e minerali - e riempì la scodella. In seguito collegò la scodella alla presa elettrica, pagando il minimo indispensabile, circa 2 euroyen.

Alla fine venne fuori una bella spigola, che mangiò voracemente, mentre ordinava al suo Scrubby di stare fermo una volta per tutte e fargli finire quel dannato serial.