- prego, si sieda pure sulla sedia, e posi pure gli euroyen sul piattino d’argento-
St. Jones seguì le istruzioni della cartomante alla lettera.
- Perchè lei si fa chiamare St.Jones?- chiese cortesemente la cartomante mentre era girata di spalle intenta a sistemarsi lo scialle tipico delle zingare di periferia. Lui rimase sinceramente sorpreso, poichè non aveva fornito nessuna credenziale quando entrò in quel buco di tendone, nel retronegozio degli zingari.
- mi chiamano St.Jones per colpa di una spiacevole situazione avvenuta nel mio dormitorio durante il periodo universitario. Studiavo per un corso di chimica, stavo completando un esperimento in camera e...-
- ..e diede fuoco ad un'intera ala dell’edificio. Ma perchè non risalirono subito a lei?-
Lui fece finta di nulla, guardando tutta la roba appesa nei muri della stanza. Vi erano anticaglie di tutti i tipi, quadri reali di donne che sorridevano, monili in oro e carte di tarocchi sparsi lungo gli armadietta della stanza.
Gli sembrò di vedere anche un piccolo altarino con l’immagine sbiadita di Yeoshua, quel profeta che ispirò la figura di Gesù Cristo: che ci faceva dentro la stanza di una cartomante?
- Lei è credente?- chiese incuriosito St.Jones.
- Si, sono una seguace della “Nuova Cristianità”. Quella vecchia ha ormai fatto il suo tempo-
Finalmente la cartomante finì di prepararsi e si sedette davanti a lui.
- Veniamo a noi. Motivo della visita?-
- Una ricerca. Sto compiendo una serie di studi filosofici e pratici riguardanti certi campi specifici. E lei risulta un’esperta del settore, stando a quello che dicono di lei-
Lei sorrise - molti miei “sedicenti colleghi” non conoscono neanche la mia vera identità, la mia vera storia. Conoscono solo quello che ho fatto, ma non la mia vera essenza. Lei quando parla di campi specifici...si riferisce ai “trasferimenti mentali”?-
St Jones rimane, ancora una volta, visibilmente sorpreso. Era davvero in gamba, quella cartomante. O era solo molto, molto perspicace.
- Lei è stata una delle fautrici della pratica denominata “cartomantia”, non è vero?-
- in effetti sono stata una delle prime, quasi per caso. Il mio primo esperimento di cartomantia fu cinque anni fa, lui si chiamava Ben. Era un uomo sulla quarantina, uno dei tanti stufo della sua vita. Voleva cambiare aria, voleva cambiare pelle, voleva solo cambiare la sua realtà, il suo mondo-
Jones stava per fare altre domande ma non volle disturbare quel flusso spontaneo di pensieri che stava nascendo, notando nel frattempo la cartomante che sistemava pazientemente un vecchio mazzo di tarocchi. Dopotutto, era pur sempre una seduta pagata in anticipo.
- Ovviamente - continuò a raccontare la cartomante - quello che potevo fare era solo leggergli il futuro, ma lui era ben determinato ad applicare delle specifiche tecniche ipnotiche alle...sedute spiritiche. Prego, scelga tre carte-
Durante il racconto, aveva formato una mezzaluna di carte coperte sul tavolo.
St.Jones pescò tre carte dal mazzo in maniera quasi automatica, senza pensarci troppo.
Mentre la cartomante guardava con attenzione le carte scelte, lui provò a fare qualche domanda - perchè quell’uomo scelse proprio lei?-
- perchè al contrario di lei e dei miei colleghi, lui sapeva esattamente chi sono-
- chi è lei, in realtà?-
Lei lo guardò in maniera intensa, e mise allo scoperto la prima carta - il Bagatto-
L’accademico guardò la carta, che si depositava piano sul tavolo.
- questa carta rappresenta un sempliciotto in preda alla forza degli eventi: ha dei significati particolari, ma applicandola nel suo caso posso affermare che lei in realtà è solo un accademico vagabondo, che cerca di fare il “colpo della vita” cercando un metodo scientifico dentro qualcosa che allo stato attuale viene considerato solo folklore. Come la Cartomantia. -
St.Jones rimase in silenzio, non imbarazzato ma affascinato. Era davvero un povero studioso senza un appoggio economico sostanziale, l’unica cosa che poteva fare era pagarsi le ricerche di tasca propria e sperare in una svolta improvvisa nella sua carriera.
- chi è lei, in realtà?- chiese, quasi divertito, una seconda volta.
- io ero la moglie del collega di lavoro di Ben. Lui e mio marito coordinavano un’equipe di ricerca dentro il mondo accademico. Le cose finirono male per tutti, e io adesso cerco di sbarcare il lunario facendo le carte ai passanti. A quei tempi cercavano di trasferire una realtà emotiva, o per meglio dire "una coscienza umana", all'interno di corpi meccanici-
- corpi mecc...quindi cyborg e androidi?-
- precisamente. Ma i risultati ottenuti non erano soddisfacenti, così una serie di riunioni del nostro consiglio accademico di riferimento bastarono per chiudere il progetto di ricerca. E il nostro lavoro di ricerca venne inglobato in un altro progetto, di poco conto rispetto ai nostri propositi finali.
L'intera equipe venne riportata qui sulla Terra, e da allora il mondo accademico è rimasto al di fuori della nostra portata-
- quindi lei stava con suo marito e collaborava con le ricerche?-
Lei sorrise - ecco la sua seconda carta: la Papessa-
Jones guardò la carta con molto interesse, una donna con un mantello che lo guardava con aria di superiorità.
La zingara gli sorrise ancora, quasi un sorriso beffardo - E' la carta della conoscenza, colei che già sa e che può portare dei buoni consigli a chi arriva in buona fede. Può rivelare cose che il bagatto può solo immaginare - Jones la guardò negli occhi, e vide che lei possedeva un'occhiata simile a quella intravista sulla carta - una donna piena di conoscenza. Vuole sapere la sua terza carta, oppure vuole sapere la fine della storia, St.Jones?-
- vorrei sapere entrambe, se non vi sono problemi-
- Io collaboravo con mio marito e l'equipe di Ben, la sua intuizione è giusta. Tuttavia io non possiedo un'educazione di livello A, quindi il mio scopo all'interno del mondo accademico era...-
-...la cavia!- la interruppe Jones, in modo impulsivo.
- fu uno dei motivi per cui il lavoro non venne portato a termine. La politica sulle cavie è molto severa, ma noi non potevamo aspettare decenni per un esperimento che prevedeva la durata massima di un'ora-
- quindi, ci fu effettivamente l'esperimento di "trasferimento ipnotico di coscienza" ?-
Lei stette in silenzio, poi ammise - io sono solo una zingara. Sono sempre stata una zingara. Quello che potevo fare durante l'esperimento era...interrogare il mio destino, e vedere cosa mi avrebbe riservato il futuro. -
St Jones si girò alla sua destra, notando sulla parete delle vecchie scritte, attribuite ad un certo Antonin Artaud, "disperato, solitario e saggio". A chi si riferivano quelle parole? All'improvviso, una chiamata urgente sul suo cercapersone lo costrinse ad abbandonare velocemente la seduta.
La zingara fece per voltare l'ultima carta, ma il suo ospite la fermò - lasci perdere, la ringrazio per il disturbo. Non posso trattenermi oltre-
Lei non sembrò sorpresa e abbassò, ancora coperta, l'ultima carta.
- Purtroppo vorrei dirle che Ben riuscì a trasferire la sua anima nel corpo di un'androide con la forza ipnotica, ma temo che dovrà ricredersi-
- la ringrazio ugualmente per il suo tempo, arrivederci- ed uscì velocemente dalla stanza.
Lei si alzò, riportando alla mente la famosa sera dell'esperimento, quando lei interrogò le sue carte mentre il marito posizionava l'estrattore dell'Anima elettrica davanti a lei. L'Anima, se pur sempre elettrica, è sempre qualcosa di sfuggevole, e il minimo dettaglio sbagliato può farla scivolare via per sempre nell'oscurità.
Come successe con Ben, quando volle riprovare l'esperimento con lei.
E adesso che anche lui e suo marito scomparvero nel nulla, lei era rimasta sola nel suo studio, e si vide allo specchio.
Tutto sommato, ancora nessuno si era accorto che lei in realtà era dentro un corpo artificiale.
Lei era un' androide. Neanche St.Jones si era accorto di nulla.
La forza dei tarocchi, tutto sommato, sta nel crederci, sospirò.
Poi, distrattamente, girò l'ultima carta scelta da quell'accademico.
Era il Matto.