martedì 9 luglio 2013

CartomanTia

- prego, si sieda pure sulla sedia, e posi pure gli euroyen sul piattino d’argento-
St. Jones seguì le istruzioni della cartomante alla lettera.
- Perchè lei si fa chiamare St.Jones?- chiese cortesemente la cartomante mentre era girata di spalle intenta a sistemarsi lo scialle tipico delle zingare di periferia. Lui rimase sinceramente sorpreso, poichè non aveva fornito nessuna credenziale quando entrò in quel buco di tendone, nel retronegozio degli zingari.
- mi chiamano St.Jones per colpa di una spiacevole situazione avvenuta nel mio dormitorio durante il periodo universitario. Studiavo per un corso di chimica, stavo completando un esperimento in camera e...-
- ..e diede fuoco ad un'intera ala dell’edificio. Ma perchè non risalirono subito a lei?-
Lui fece finta di nulla, guardando tutta la roba appesa nei muri della stanza. Vi erano anticaglie di tutti i tipi, quadri reali di donne che sorridevano, monili in oro e carte di tarocchi sparsi lungo gli armadietta della stanza. 
Gli sembrò di vedere anche un piccolo altarino con l’immagine sbiadita di Yeoshua, quel profeta che ispirò la figura di Gesù Cristo: che ci faceva dentro la stanza di una cartomante?
- Lei è credente?- chiese incuriosito St.Jones.

- Si, sono una seguace della “Nuova Cristianità”. Quella vecchia ha ormai fatto il suo tempo-
Finalmente la cartomante finì di prepararsi e si sedette davanti a lui.
- Veniamo a noi. Motivo della visita?-
- Una ricerca. Sto compiendo una serie di studi filosofici e pratici riguardanti certi campi specifici. E lei risulta un’esperta del settore, stando a quello che dicono di lei-
Lei sorrise - molti miei “sedicenti colleghi” non conoscono neanche la mia vera identità, la mia vera storia. Conoscono solo quello che ho fatto, ma non la mia vera essenza. Lei quando parla di campi specifici...si riferisce ai “trasferimenti mentali”?-
St Jones rimane, ancora una volta, visibilmente sorpreso. Era davvero in gamba, quella cartomante. O era solo molto, molto perspicace.
- Lei è stata una delle fautrici della pratica denominata “cartomantia”, non è vero?-
- in effetti sono stata una delle prime, quasi per caso. Il mio primo esperimento di cartomantia fu cinque anni fa, lui si chiamava Ben. Era un uomo sulla quarantina, uno dei tanti stufo della sua vita. Voleva cambiare aria, voleva cambiare pelle, voleva solo cambiare la sua realtà, il suo mondo-
Jones stava per fare altre domande ma non volle disturbare quel flusso spontaneo di pensieri che stava nascendo, notando nel frattempo la cartomante che sistemava pazientemente un vecchio mazzo di tarocchi. Dopotutto, era pur sempre una seduta pagata in anticipo.
- Ovviamente - continuò a raccontare la cartomante - quello che potevo fare era solo leggergli il futuro, ma lui era ben determinato ad applicare delle specifiche tecniche ipnotiche alle...sedute spiritiche. Prego, scelga tre carte-

Durante il racconto, aveva formato una mezzaluna di carte coperte sul tavolo.
St.Jones pescò tre carte dal mazzo in maniera quasi automatica, senza pensarci troppo.
Mentre la cartomante guardava con attenzione le carte scelte, lui provò a fare qualche domanda - perchè quell’uomo scelse proprio lei?-
- perchè al contrario di lei e dei miei colleghi, lui sapeva esattamente chi sono-
- chi è lei, in realtà?-
Lei lo guardò in maniera intensa, e mise allo scoperto la prima carta - il Bagatto-
L’accademico guardò la carta, che si depositava piano sul tavolo.
- questa carta rappresenta un sempliciotto in preda alla forza degli eventi: ha dei significati particolari, ma applicandola nel suo caso posso affermare che lei in realtà è solo un accademico vagabondo, che cerca di fare il “colpo della vita” cercando un metodo scientifico dentro qualcosa che allo stato attuale viene considerato solo folklore. Come la Cartomantia. -
St.Jones rimase in silenzio, non imbarazzato ma affascinato. Era davvero un povero studioso senza un appoggio economico sostanziale, l’unica cosa che poteva fare era pagarsi le ricerche di tasca propria e sperare in una svolta improvvisa nella sua carriera.
- chi è lei, in realtà?- chiese, quasi divertito, una seconda volta.
- io ero la moglie del collega di lavoro di Ben. Lui e mio marito coordinavano un’equipe di ricerca dentro il mondo accademico. Le cose finirono male per tutti, e io adesso cerco di sbarcare il lunario facendo le carte ai passanti. A quei tempi cercavano di trasferire una realtà emotiva, o per meglio dire "una coscienza umana", all'interno di corpi meccanici-
- corpi mecc...quindi cyborg e androidi?-

- precisamente. Ma i risultati ottenuti non erano soddisfacenti, così una serie di riunioni del nostro consiglio accademico di riferimento bastarono per chiudere il progetto di ricerca. E il nostro lavoro di ricerca venne inglobato in un altro progetto, di poco conto rispetto ai nostri propositi finali. 
L'intera equipe venne riportata qui sulla Terra, e da allora il mondo accademico è rimasto al di fuori della nostra portata-
- quindi lei stava con suo marito e collaborava con le ricerche?-
Lei sorrise - ecco la sua seconda carta: la Papessa-
Jones guardò la carta con molto interesse, una donna con un mantello che lo guardava con aria di superiorità.
La zingara gli sorrise ancora, quasi un sorriso beffardo - E' la carta della conoscenza, colei che già sa e che può portare dei buoni consigli a chi arriva in buona fede. Può rivelare cose che il bagatto può solo immaginare - Jones la guardò negli occhi, e vide che lei possedeva un'occhiata simile a quella intravista sulla carta - una donna piena di conoscenza. Vuole sapere la sua terza carta, oppure vuole sapere la fine della storia, St.Jones?-

- vorrei sapere entrambe, se non vi sono problemi-
- Io collaboravo con mio marito e l'equipe di Ben, la sua intuizione è giusta. Tuttavia io non possiedo un'educazione di livello A, quindi il mio scopo all'interno del mondo accademico era...-
-...la cavia!- la interruppe Jones, in modo impulsivo. 
- fu uno dei motivi per cui il lavoro non venne portato a termine. La politica sulle cavie è molto severa, ma noi non potevamo aspettare decenni per un esperimento che prevedeva la durata massima di un'ora-
- quindi, ci fu effettivamente l'esperimento di "trasferimento ipnotico di coscienza" ?-
Lei stette in silenzio, poi ammise - io sono solo una zingara. Sono sempre stata una zingara. Quello che potevo fare durante l'esperimento era...interrogare il mio destino, e vedere cosa mi avrebbe riservato il futuro. - 
St Jones si girò alla sua destra, notando sulla parete delle vecchie scritte, attribuite ad un certo Antonin Artaud,  "disperato, solitario e saggio". A chi si riferivano quelle parole? All'improvviso, una chiamata urgente sul suo cercapersone lo costrinse ad abbandonare velocemente la seduta.
La zingara fece per voltare l'ultima carta, ma il suo ospite la fermò - lasci perdere, la ringrazio per il disturbo. Non posso trattenermi oltre-
Lei non sembrò sorpresa e abbassò, ancora coperta, l'ultima carta.
- Purtroppo vorrei dirle che Ben riuscì a trasferire la sua anima nel corpo di un'androide con la forza ipnotica, ma temo che dovrà ricredersi-
- la ringrazio ugualmente per il suo tempo, arrivederci- ed uscì velocemente dalla stanza.
Lei si alzò, riportando alla mente la famosa sera dell'esperimento, quando lei interrogò le sue carte mentre il marito posizionava l'estrattore dell'Anima elettrica davanti a lei. L'Anima, se pur sempre elettrica, è sempre qualcosa di sfuggevole, e il minimo dettaglio sbagliato può farla scivolare via per sempre nell'oscurità. 

Come successe con Ben, quando volle riprovare l'esperimento con lei.
E adesso che anche lui e suo marito scomparvero nel nulla, lei era rimasta sola nel suo studio, e si vide allo specchio.

Tutto sommato, ancora nessuno si era accorto che lei in realtà era dentro un corpo artificiale. 
Lei era un' androide. Neanche St.Jones si era accorto di nulla.
La forza dei tarocchi, tutto sommato, sta nel crederci, sospirò.
Poi, distrattamente, girò l'ultima carta scelta da quell'accademico.
Era il Matto.

Confessioni al bar

- un altro, per favore-
La voce di Weeles era rauca, sottotono. Non era un effetto voluto, era solo il frutto di lunghe giornate passate nella culla delle depressione, e non vedeva altra via di uscita se non scendere nel bar accanto al portone del mega palazzo popolare, che lo conduceva fin dentro il suo monolocale con cucinino annesso.
Il locale, "Bad C0mpany", riportava l'insegna luminosa con al suo interno degli strani intagliati in legno sintetico. E la scritta era stranamente in Inglese Standard, e la lingua inglese non veniva parlava in ambienti come quello, il primo strato di periferia. Infatti, la maggior parte degli abitanti di quel buco di palazzi non conosceva l'esatta traduzione semantica di quelle due parole.
Ma alla maggior parte della gente la cosa andava pure bene così, l'importante era trovare un posto dove passare il tempo, e bere.
Weeles conosceva il significato di quelle due parole, "Bad C0mpany". Eppure, non aveva mai chiesto al proprietario il perchè di quella strana scelta del nome.

Il proprietario era davanti a lui, che gli stava servendo lentamente un surrogato del whishy, il Bradyum, qualcosa che le sue papille gustative odiavano profondamente ma che il suo cervello biologico avrebbe apprezzato tantissimo; il fegato, poi, continuando quella vita sarebbe stato seriamente compromesso.
Se poi avesse potuto si sarebbe fatto innestare nel suo cervello meccanico, quello che conteneva l'innesto per il MetaMondo virtuale, un piccolo upgrade che avrebbe simulato le onde distorte di una sbornia.
Eh già, la sbornia cibernetica era quello che gli serviva in giornate come quelle.
- ecco qui- il proprietario del bar gli indicò il bicchiere di Bradyum - te ne ho versato un bel pò, stavolta dovresti stramazzare direttamente al suolo- concluse sorridendo. Ovviamente era un modo di dire, non aveva gli occhi da assassino. Forse un pò da psicopatico...ma chi non li avrebbe avuto da quelle parti, ne convenne Weeles.

Il gestore si stava allontanando, quando una domanda di Weeles lo fermò - perchè l'Inglese Standard?-
Lui si girò, meravigliato - questo locale è aperto da tre anni, e tu sei la prima persona che mi pone una domanda del genere. Allora non sei il classico ubriacone che ha perso speranze-
A Weeles scappò un sorriso, quasi come se quel complimento avesse fatto breccia nella sua corazza di depressione.
- "Bad C0mpany" è il nome di un vecchio OloMovie, che mi è piaciuto. Quando ho aperto questo locale avevo bisogno di un...portafortuna- si soffermò brevemente su questa parola, come se volesse soppesarla -...e quindi, eccoci qui-
- bello, davvero bello- fu il commento laconico di Weeles.
- e tu come fai a sapere che si tratti di Inglese Standard? Ci vuole almeno un'educazione di livello C per sapere queste nozioni base di lingua antica-
- lo so, infatti io possiedo un'educazione di livello A-
- livello A?- il gestore balzò in aria - complimenti! ma che diavolo ci fai alle porte della Periferia? qualcosa è andato storto?-
Lui sorrise - problemi di depressione. Brutto periodo, e non so se voglio uscirne -

Il gestore si avvicinò - la tua OloCoscienza non funziona?-
- disattivata, grazie ad un trick passatomi da un cracker di stato -
- e non puoi parlare con lo psicologo di quartiere? sai che prima o poi, se tu possiedi quel livello di educazione, gli assistenti sociali del Governo arriveranno e ti riempiranno di anti-depressivi. Tu...sballerai dalla felicità. Sballerai sul serio- gli mise una mano sulla spalla - trovati subito uno psicologo e fatti sincronizzare gli emisferi del cervello. Togliti subito quella depressione. Non è permesso essere depressi, a gente come voi -
Weeles lo guardò con attenzione, e poi sorrise.
Bevve il suo bicchiere tutto d'un fiato, buttò 3 monete euroyen sul bancone e si avviò verso l'uscita.
- sarà un bel casino allora- disse Weeles, senza voltarsi.
- perchè?-
- perchè lo psicologo del quartiere sono io- rispose, lasciando aperta la porta del "Bad C0mpany".

Lo Stage

- venga qui, presto! una firma mentale sul modulo!-
L'assistente capo dell'ingegnere genetico si avvicinò velocemente verso Jeanne, parecchio infastidita dal suo modo di fare. L'assistente capo doveva avere al massimo quarant'anni, ma dalle varie
micro-liposuzioni che Jeanne che poteva notare sul suo viso, era ritornata indietro di circa vent'anni.
Jeanne era l'ultima arrivata, e la dignità di una stagista era paragonabile a quello di uno Scrubby, quel televisore portatile che ti segue ovunque come un cagnolino.
Quello che poteva fare era assolvere il suo compito senza fiatare: prese il foglio (che alla vista sembrava vera carta) per porre il suo pollice verso l'angolo in basso a destra. La firma mentale si basava su un meccanismo di impronte digitali e parametri emozionali che scaturivano dall'analisi emotiva, psichica e culturale proveniente rispettivamente dalla temperatura corporea, dal grado di pressione del pollice e dalla posizione mantenuta da quest'ultimo durante la pressione.
Vi erano corsi appositi nelle Università Statali sul modo in cui posizionare una firma mentale su un modulo di assunzione.

- allora, Jeanne- disse camminando velocemente l'assistente capo, costringendo la ragazza a fare lo stesso - quello che devi fare è assistere la guida turistica, stare sempre in disparte e assecondare ogni esigenza che il gruppo turistico richiede. Se vieni importunata, chiama la vigilanza. Se vieni meno ai tuoi doveri, chiamerò io la vigilanza. Siamo intesi? Devo spiegarti altro?-
Jeanne disse di sì con la testa, senza fiatare. Sapeva benissimo che discutere era del tutto inutile, poichè aveva seguito un corso apposito di guida turistica predisposto dalla multinazionale in cui si trovava in quel momento, la PharmaCology Enterprises.
La guida turistica era quella figura "mitologica" la cui bellezza era aumentata sia in maniera fisica (grazie alle sessioni di make-up a cui le ragazze erano sottoposte ogni giorno) sia in maniera virtuale, grazie ai posizionamenti strategici delle luci presenti agli angoli di ogni stanza, sotto al pavimento, nei muri, dappertutto. I gruppi turistici non potevano sapere tutti questi trucchetti mentali a cui venivano loro malgrado sottoposti, e le multinazionali come la Cology sapevano ogni trick possibile per poter accalappiare la simpatia dei gruppi turistici. E Jeanne, per sapere ogni tipo di posizione possibile per avere la massima bellezza con poche luci, aveva dovuto studiare un tomo di 1.200 pagine. Uno degli esami più difficile del suo corso di studi.

I gruppi turistici all'interno della multinazionale era un' idea vecchia quanto l'homo aziendas: più qualcosa veniva presentata in maniera spettacolare e mozzafiato, più quel qualcosa aveva la possibilità di essere comprata e rivenduta. Bastava anche che fosse discussa all'interno dell'opinione pubblica, nella massa popolare. Il prodotto finale doveva essere il Dio dell'operaio, dell'impiegato, del semplice rivenditore. Questo enorme meccanismo pieno di ingranaggi lavoravano all'unisono, e tutti erano importanti all'interno di quel meccanismo. Anche Jeanne.
Varcò l'ingresso della hall centrale, dove l'enorme insegna reale della PharmaCology ingigantita con ulteriori effetti aumentati 3D campeggiava su tutte le persone presenti all'interno della sala.
"Sembriamo...tante piccole formiche. Ingranaggi", pensò quasi meravigliata Jeanne.
Si era scordata di aggiungere nella montatura dei suoi occhiali i filtri "anti-meraviglia", che l'avrebbero protetta da quel meccanismo ipnotico generato dalla realtà aumentata del logo.
Un altro trucchetto della PharmaCology, nata per servirti.

lunedì 1 luglio 2013

L'importanza di chiamarsi CR3px

- modello standard o modello personalizzato?-
I tre ragazzi rimasero un attimo a pensarci sopra mentre il commesso, con tono annoiato, aspettava l'ennesima risposta alla stessa domanda che faceva a chi si presentava direttamente in fabbrica per richiedere il prodotto finale che produceva la sua multinazionale.
Carlo, Rikku e Jensen non riuscivano proprio a decidersi, quella dell'androide da compagnia era già una faccenda estremamente costosa, altri costi aggiuntivi erano proprio necessari?
- senta, carissimo commesso, ci giriamo un attimo per pensarci, ok?- disse Jensen, con un sorrisone da cortesia.

- Sentite, vi dò al massimo due minuti. Non penso che sia una domanda difficile, e poi non è così sconcio comprarsi...un'androide da compagnia- finì quest'ultima frase con una risatina.
Rikku, con i suoi impianti visivi fissati all'interno delle fessure nei bulbi oculari (provenienti direttamente ad Hong Kong) sembrava guardarlo con rabbia, ma il commesso rilanciò ugualmente lo stesso sorrisone da cortesia di Jensen.
I tre si girarono sincronizzati nello stesso momento.
- questo mi sta già sulle scatole, proporrei di rapirlo e di lasciarlo alle porte della PharmaCology, magari lo accettano come una nuova cavia, un nuovo "tossicomane di Stato"- propose Rikku.
- no, e poi come facciamo a prenderci l'androide da compagnia?- disse Carlo.
- sentite, ormai siamo qui e non possiamo perdere altro tempo: ci serve questo benedetto androide da compagnia, e dobbiamo averlo entro stasera - aggiunse Jensen - e per non perdere tempo siamo entrati qui, all'interno della fabbrica dove producono i vecchi modelli CR3px -

- certo, per evitare tutte quelle stronzate su spese di spedizione e tempi di consegna -  aggiunse Rikku - ma cosa intende per "modello personalizzato"? cioè gli androidi da compagnia non hanno tutti lo stesso software installato?-
- forse è meglio prendere quello "personalizzato", almeno così possiamo mettergli tutte le impostazioni che vogliamo noi-
- ehm, scusate se mi intrometto... - si mise in mezzo il commesso - ...ma per "modello personalizzato" intendevo che le caratteristiche aggiuntive le dobbiamo installare noi, l'utenza finale non ha accesso al software B.R.A.I.N. centrale-
Rikku sembrava ancora infastidito, e il commesso continuò il suo ragionamento - ...dopotutto, a questo mondo c'è un prezzo per qualsiasi cosa, quindi se volete...potrei bypassare un paio di pratiche, e aggiungere personalmente tutti i "potenziamenti" che volete per un piccolo extra-
- perfetto!- esclamò Carlo, contento.

- non così in fretta, idiota- gli disse in sordina Jensen - in che senso "piccolo extra"?- rivolgendosi nuovamente al commesso.
- beh, il modello standard costa un occhio della testa, e voi tre per venire fino a qui dovreste essere parecchio disperati. Quindi vi posso fornire un modello funzionante, un modello che si trova alle mie spalle in questo momento già pronto per la spedizione verso la sua nuova famiglia, una ricca famiglia di Nuova Delhi: potrei darvela a voi, ma per non meno di 3.000 euroyen-
- ehm...3.000 euroyen?- 
Il commesso scosse la testa, per affermare il concetto.
I tre si guardarono negli occhi. O almeno, Rikku simulava il "guardare degli occhi" con questi innesti di Hong Kong.
3.000 euroyen erano troppi, e per l'addio al celibato del loro "compare" erano davvero troppi. Passi un'androide da compagnia, personalizzato con le impostazione da stripper degna delle ragazze del Bolton's Pleasure Palace, ma per quel prezzo non avrebbero mangiato per due settimane standard.
- vabbè, se siete pezzenti allora io ritorno dietro al bancone. E io che perdo tempo con gli straccioni...- si disse mestamente tra sè il commesso.
Jensen guardò negli occhi Rikku, o almeno guardò i suoi innesti. Poi chiese - quanto pagherebbe la PharmaCology per una nuova cavia fresca?-

E i tre sorrisero fra loro, mentre guardavano il commesso girato di spalle.