Questa città dall'alto ha un qualcosa di speciale, di
magico. Provo a spostarmi di qualche centimetro sulla sinistra, per permettere
al mio impianto fotografico di impressionare ogni singola sensazione, ogni
singolo momento. Un click, all'interno del mio lobo temporale destro, mi
conferma che la cattura dell'immagine "aumentata" è stata presa e
registrata con successo all'interno del mio "lobo emozioni", quel pezzo di cervello artificiale adibito alla raccolta di emozioni (da rivendere eventualmente a buon prezzo). Torno dentro e collego il mio impianto cerebrale al
mio piccolo portatile (un modello cinese di vecchissima generazione, ma ancora
funzionante) e scarico l'immagine aumentata appena realizzata.
L' interfaccia di collegamento del mio laptop era adeguata per il ciclo biologico di mio nonno, ma per i miei standard mi pare esageratamente arcaica. Ai tempi di mio nonno si doveva necessariamente attaccare una tastiera modello QWERTY per poter intrecciare i dati, e creare un modello UML classico per rifinire e ritoccare le ulteriori "immagini aumentate".
L' interfaccia di collegamento del mio laptop era adeguata per il ciclo biologico di mio nonno, ma per i miei standard mi pare esageratamente arcaica. Ai tempi di mio nonno si doveva necessariamente attaccare una tastiera modello QWERTY per poter intrecciare i dati, e creare un modello UML classico per rifinire e ritoccare le ulteriori "immagini aumentate".
Invece, con i nuovissimi modelli vi era integrato un mini
algoritmo che cerca di sincronizzare tutte le emozioni al microsecondo; in
pratica, l'immagine appena fatta ritrae la stazione orbitante "Luna
3" illuminata dai raggi notturni artificiali provenienti dalla vecchia
Luna, culminando in un effetto di colori tendenti al blu elettrico: questa
sensazione mi riporta alla mente una mia vecchia fiamma, una ragazza del quartiere Est che
ormai non vedo più da oltre un anno, ma che porto sempre nel mio cuore. Queste
sensazioni rappresentano un preciso codice biochimico prodotto dal mio cervello
biologico, a cui l'algoritmo di "immagine aumentata" assegna un ID
univoco, che servirà come chiave primaria per il collegamento all'immagine che la
provoca, in questo caso l'immagine della stazione orbitante.
In pratica, si assegna un ID all'emozione specifica prodotta dalla visione dell'immagine.
L'immagine aumentata è nata proprio per questo scopo:
archiviare le emozioni per poi riproporcele in futuro. O per rivenderle al mercato nero, mercato ufficiale, al migliore offerente. In questo modo, chi è estremamente ricco può sognare di emozionarsi come un povero allo stremo delle sue forze per un tozzo di pane, oppure emozionarsi come un malato terminale alla vista del suo ultimo tramonto.
Magari è proprio vero
quello che diceva oggi quel santone della "Nuova Cristianità", che
noi esseri umani siamo diventati troppo pigri per provare qualcosa di nuovo.
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