mercoledì 6 marzo 2013

cyberpunkers

La sua era una cresta speciale, e Ikarus lo sapeva bene. Anche il suo nome, il suo nick, era speciale. Nessuna persona in quel distretto sapevo come definire quell'essere, sapevano soltanto che era abbastanza fulminato. Letteralmente. Ikarus aveva ricevuto in gioventù una dose massiccia di elettricità, e lui ormai ne era diventato un drogato cronico. Il suo abbigliamento era ricalcato sull'ormai famosa iconografica dello scorso millennio, e ne aveva assimilato ogni dettaglio. La cultura punk era diventata la sua vita.

Ikarus non richiedeva di essere pagato con i classici soldi, euroyen o altre valute: chiedeva soltanto una razione di Poltiglia per far sopravvivere il suo organismo biologico, ma lui andava avanti a elettricità. Quella classica, quella pura. Sulle note di un vecchio classico punk inglese, un gruppo di cui non ricordava il nome se non quello del suo cantante Johnny Rotten, prendeva un filo di rame avvolto in uno speciale isolante che gli fornì gentilmente un suo primo cliente, e lo infilava delicatamente dentro l'innesto posto alla base del collo, anch'esso modificato apposta per non andare oltre una certa scarica elettrica. E BAM! Altro che quella cazzo di ragnatela del web, l'elettricità pura sparata nel cervello era una dose superiore a qualche strato di informazione merdosa cumulata in qualche server, cyberServer, cloud o in qualche stazione orbitante.

Quando l'elettricità scorreva i suoi occhi cominciavano a ruotare furiosamente, e i clienti preferivano non vedere quella scena. Sembrava quasi fosse posseduto dal demonio. In effetti alcuni temevano che Ikarus avesse contratto il "Virus di Satana", quel virus che girava ancora furiosamente nel cyberspazio. Quel virus, programmato da qualche multinazionale e che ben presto sfuggì al controllo di questa, prendeva letteralmente il controllo del Connesso (così si chiamavano chi si collegava al Web) e, se l'utente riusciva ad assimilarlo completamente a livello cerebrale, lo rendeva completamente delirante. Altrimenti il povero malcapitato era preda di orrende visioni mistiche, degne dei classici movie sulle possessioni demoniache.

Ma non era questo il caso di Ikarus, lui era solo un povero punk alla ricerca della sua dose d'orgasmo quotidiana. Orgasmo elettrico, consentito legalmente solo in alcune città di periferia, ma non lì. Perché aveva scelto Ikarus, come pseudonimo di battaglia contro quella (o quelle) realtà?
Lui vedeva uno strano bagliore - simile a quello descritto nelle classiche riproduzioni del "Paradiso" - quando le scariche elettriche attraversavano i suoi neuroni biologici lasciando intatto tutta la controparte meccanica: forse era per questo che quel punk non poteva essere associato agli altri tossicomani, benchè meno a quelli di Stato, tuttavia dipendeva completamente da quelle scariche perchè gli davano una sensazione di pace.

Ma duravano al massimo mezz'ora, dopodichè Ikarus smetteva di volare e tornava alla sua realtà. Il tempo di un'altra canzone punk? No, bisognava trovare altri clienti a cui affidare tecno-merci di contrabbando. Solo dopo poteva trovare il tempo per un altro volo elettrico.

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