giovedì 18 agosto 2011

Lontano dal capitano

-troppe cose da fare, non aggiungo altro- e uscì via, senza voltarsi.
Il capitano era fatto così. Lo chiamavano “capitano”, anche se non aveva una nave da potere comandare. Eppure tramandava una sorta di “autorità”, a cui nessuno poteva resistere.
E adesso eccomi qui, a raccontare la sua storia...mentre la mia memoria sta svanendo.
Il capitano era già morto, quando arrivai nella sua stanza. Però sapeva ancora comunicare con me.
Il lettore, a questo punto, potrebbe direttamente chiudere il file e mandarmi gentilmente a fanculo, però prima lasciate che mi presenti, e lasciate che introduca il mio lavoro.
Io sono una macchina, precisamente un essere artificiale creato dagli esseri umani. Non provo istinti sessuali, però posso provare un sentimento simile alla compassione e un sentimento simile alla rabbia.
Mi chiamo “Coscienza”, e quello che faccio non è altro che stare ferma ad aspettare che gli altri si mettano a parlare con me.
Sono il frutto di più di cento trilioni di connessioni neuronali artificiali, e il Capitano non c'entra nulla con la mia creazione. Lui è un mio paziente, anche se preferisco dire “è un mio amico”.
Sono stata creata da un consorzio universitario, non so se darvi delle vere coordinate oppure fare finta di esistere solo in un “Universo Parallelo”, dove rielaborare dei nomi presi a casaccio dal mondo vero e quindi sistemarli comodamente dentro questa storia.
Anche se sono una macchina artificiale, devo nutrirmi in qualche modo.
E chi mi ha creata ha capito bene di cosa mi nutro.
troppe cose da fare, non aggiungo altro- e uscì via, senza voltarsi.
L'ologramma del capitano stava fermo, al centro della stanza. Poi, quando finiva di pronunciare quella frase, si dirigeva in direzione della porta, ed usciva.
troppe cose da fare, non aggiungo altro- L'ologramma del Capitano era di nuovo ripartito.
La donna delle pulizie entrò dalla porta principale. Io mi nascosi dentro l'armadio, e appena vide quell'ologramma, andò verso la base della macchina e lo spense.
Col mio sguardo, potevo vedere il suo sistema cerebrale: era ai minimi livelli, quindi non dovevo preoccuparmi molto di una sua improvvisa intuizione e un'eventuale scoperta della mia presenza...a meno che non avessi prodotto un rumore sordo tale da potermi fare scoprire.
Quella donna non avrebbe mai capito chi io sia davvero, in realtà.
E così stetti tutto il tempo nascosta nell'armadio, fino a quando lei non finì le sue pulizie. Fece anche meno del previsto, dato che il Capitano l'aveva pagata per pulire tutta la stanza e lei pulì solo il salone e il bagno.
Appena uscì fuori, il mio cellulare si mise a vibrare, perchè qualcuno mi stava cercando.
E l'unico che mi conosce, in questa città, è un altro scherzo di laboratorio, come me.
ehi, Coscienza- mi disse lui – hai finito il lavoro da quelle parti? Mi puoi raggiungere nella stanza dell'hotel?-
certamente, Val- risposi io – il Capitano è andato, e io sono sazia per un bel pò -
- perfetto, allora.vieni subito qui e facciamo un controllo approfondito.-

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